Storia di Marina di Montemarciano

  1. ORIGINE STORICA

Marina di Montemarciano è frazione del suddetto Capoluogo, le sue origini affondano nell’antichità, sorge infatti nel luogo detto anticamente e fino a pochi decenni fa: «Case Bruciate», in ricordo del terribile incendio col quale i Barbari, circa il V secolo DC, distrussero un consistente insediamento, che secondo la tradizione era chiamato Urbs Martiana,(di confine e bellicosa), forse c’era un tempio a Marte..

In epoca classica, invece, abbiamo in questo luogo il centro abitato di Sextia. Ad ogni modo, dopo l’incendio e la distruzione ad opera dei Barbari, molti cittadini si rifugiarono più a monte, costruendo Monte Marciano in un luogo meno accessibile e riparato dalle selve; ma bisogna credere che alcuni, appena passata l’incursione, siano tornati al loro paese distrutto e vi abbiano ricostruito quell’insediamento che fu poi detto Case Bruciate per la quantità di ruderi semicombusti che vi rimanevano. Abbiamo quindi un luogo abitato fin dalla più remata antichità.

Ai tempi di Roma, Sextia; in epoca paleocristiana, Martiana; dal V secolo al Fascismo, Case Bruciate; in questi ultimi tempi, Maria di Montemarciano.

            I primi abitanti di Case Bruciate dovettero vivere di agricoltura e pesca, ma ben presto cominciarono a servirsi del piccolo porto, che certo era stato molto efficiente anche in epoca romana.

«Nel nostro Litorale dell’Adriatico, lungo la via Clementina, vi è la Posta delle Case Bruciate, una delle più rinomate e per numero de’ Cavalli e per l’ampiezza e benintesa struttura delle Fabbriche comode non solo per uso d’albergo, ma ancora e molto più per guardia de’ Fanti e delle Carrozze in caso di bisogno, essendovi due Torrioni per ambedue le Milizie. Vi è ancora un buon numero di comodi Magazzini di Sale, Grano e da qualunque genere che si voglia realare, (termine marinaresco che significa «far approdare»), in quella Spiaggia. Per comodo poi di detto Scalo, vi è Porto che chiamano Caricatojo, uno de’ più frequentati e più sicuri di questa spiaggia: lo credono fatto dalla natura, ma forse con più di probabilità era stato fin antichissimi tempi fatto dall’Arte, per comodo di quell’antica Città che ivi esisteva e, ricoperti poi gli argini col lungo lasso di tempo e dalla breccia e dalla arena, se ne sarà poi perduta affatto ogni memoria. Muove a ciò credere la profondità del suo letto e l’abbondanza grande di acqua che danno sicurezza di accostarvisi a Legni da carico anche di considerazione, tuttoché v’imbocchi solo un piccolissimo rivolo di Acque dove che alla foce del fiume Esino, con tutta l’abbondanza che ve ne viene da quel vasto regio Fiume scaricata, non possono accostarvisi che piccolissime Barche pescareccie».

            Le Costituzioni di Montemarciano previdero anche severe regole per l’uso di questo porto.

«il Deputato della Sanità in questa Spiaggia, Porto ossia Scalo delle Case Bruciate si elegge dalla comunità stessa coll’annuo Salario di scudi 36 romani… deve soprintendere alla Spiaggia e Caricatojo suddetto, perché non approdino qui Barche né Uomini, Animali o altri generi procedenti da luoghi sospetti per mal contagioso, per cui oltre il suddetto Emolumento ha anche dei ragguardevoli incerti per la pratica che dà a’ Legni procedenti da Luoghi non sospetti».

  1. NEL PERIODO DEI PICCOLOMINI

     Verso la metà del  ’400 i Piccolomini costruirono, a difesa di questa spiaggia che apparteneva al loro Ducato, un fortilizio detto poi con la parola marinaresca d’origine levantina, «Il Mandracchio»: una vera rocca, sebben piccola, con bastioni, due torrioni, cortile interno. In questo fortilizio ebbero poi sede la posta e i magazzini. Un documento del 1558 così lo descrive:

  «Un’osteria provvista di due torri, con annesse stalle e magazzini per il grano, situata in riva al  mare. Nel fabbricato funziona, in affitto, un posto di gabella per il passaggio di merci e frumento, sia in transito sulla pubblica strada, sia in arrivo o partenza nel piccolo porticciolo».

      Era situato sull’importante bivio fra la Via Consolare Flaminia (detta in quel tratto Flambegna, o anche Flaminia Lauretana, perché continuamente percorsa dai pellegrini che andavano a Loreto) e a Via Clementina che portava a Jesi e Fabriano. Certo Case Bruciate, come centro di commerci e di passaggio, poteva godere di una certa prosperità. Come frazione di Montemarciano, dovette seguire le traversie del capoluogo, specialmente ai tempi di Alfonso Piccolomini. Nel 1578 vide la terribile distruzione comandata da Gregorio XII ed eseguita da Commissario Giovanni Antonio Bethida. Citando un antico manoscritto: «fece il commissario tagliare in due giorni la Selva dei Piccolomini (quella degli Alberici) che era di some quaranta di Terra almeno, ed un’altra di Monte S: Vito che era di some tre incirca, e fece tutto il Legname portare alla Spiaggia del Mare fra le Case Bruciate e la Rocca di Fiumesino con 1500 paia di bovi incirca e fatta ivi trasportare grandissima quantità di Robbe del Piccolomini cioè Matarazzi, Grani, Botti, ferramenti della Fortezza ed altre Robbe, pigliando per sé Argenterie e altri finimenti, tutti quelli fece bruciare sulla Spiaggia suddetta, tanto che fu giudicato il danno dei Piccolomini sopra duecentomila scudi, e lieve (al confronto) i seminati fatti pascolare dai bovi. Questa Memoria si conserva in un antichissimo Manoscritto e si è voluta dare quasi cogli stessi termini…».

    Questo crudele provvedimento depauperò la regione, ma colla solita tenacia e laboriosità il momento critico fu superato. All’epoca dell’Apparizione dei Lumi alla chiesa degli Alberici, vent’anni dopo i tristi fatti narrati (1593-96), i commerci erano di nuovo attivi e si avevano vantaggiose relazioni coll’estero, tanto che dall’Illiria giungevano preziosi doni per la Madonna dei Lumi.

  1. DOPO IL 1860

IL MANDRACCHIO OGGI

  Quando furono costruite le ferrovie (1861), cessò il servizio postale e quindi l’importanza di case bruciate. il Mandracchio fu usato come luogo di abitazioni private. Nel 1930, a causa del terremoto, furono demoliti i bei torrioni. Fin dai primi del ’900 vi abitava gente molto povera e il deterioramento si faceva sempre più grave. La strada statale 16 è a un livello più alto e ora il Mandracchio appare anche infossato. Presentemente è in grande decadenza, eppure bisognerebbe poterlo restaurare, per l’importanza storica e architettonica che riveste. (Allo stato attuale 2001 parte del Mandracchio e in corso di restaurazione).