Lato sinistro

Cerco i miei Fratelli

Nella parte sinistra della parete. sono rappresentate storie dall’Antico Testamento che ci aiutano – in quanto prefigurazione del Nuovo – a vedere più in profondità l’opera di salvezza che Dio compie per mezzo del Figlio.

Nella prima scena il patriarca Isacco, quasi cieco, è seduto. con le mani protese. pronte per benedire il figlio primogenito Esaù, Giacobbe. il figlio minore, con un inganno si finge il fratello maggiore e riceve dal padre la benedizione che non gli spettava. Approfitta infatti dell’ingenuità e superficialità del fratello Esaù dal quale comprerà il diritto all’eredità per un piatto di lenticchie. La promessa di Dio dunque è prima disprezzata e poi ereditata con l’inganno, perché ancora non è apparso Cristo che farà della sua primogenitura un servizio e non un privilegio. Giacobbe è rivolto verso la benedizione, mentre Esaù, nonostante l’errore compiuto si rivolge verso Cristo, speranza degli uomini. [ Gen 25,29-34] [Gen 27]

 

Nella seconda scena vediamo proseguire la storia nella generazione successiva: Giacobbe ebbe 12 figli. Uno di questi figli era Giuseppe, poeta, sognatore un visionari, il figlio prediletto (molto amato) al quale era stata regalata una tunica preziosa dalle lunghe maniche e che nella scena lo rappresenta.

Un giorno Giacobbe manda Giuseppe a cercare i suoi fratelli: una prefigurazione di Dio Padre che manderà il Figlio per radunare tutti gli uomini, cercare, tutti noi, come suoi fratelli. Quando Giuseppe trova i fratelli, questi mossi dall’invidia, pensano di ucciderlo. Decidono di venderlo ai mercanti di schiavi diretti in Egitto. Ne fingo­no la morte spogliandolo della tunica e sporcandola col sangue di un capretto; portandola a Giacobbe questi crederà di aver perduto il figlio amato, sbranato da una bestia feroce. [Gen 37-38]

 

L’ultima scena ci conduce in Egitto dove Giuseppe, venduto come schiavo, è divenuto potente amministra­tore dei beni del faraone. Davanti a lui vediamo i piatti vuoti dei suoi fratelli venuti a chiedere cibo in Egitto, per via della carestia che ha colpito il loro paese. Non rivelerà immediatamente la sua identità ai fratelli, ma solo quando saranno disposti a riconoscersi veramente come fratelli, per poter essere ricongiunti insieme al padre. Alla fine [Gen 45], Giuseppe da la chiave di lettura della loro storia: la Misericordia di Dio ha fatto sì che il male com­piuto dai fratelli verso Giuseppe potesse essere. attraver­so la vita stessa di Giuseppe, lo strumento per la loro salvezza e per il ricongiungimento della famiglia intorno al padre. Dio solo trasfigura il male in bene, ricostituisce le relazioni rotte. offre il perdono senza alcun merito: solo il Padre attraverso il dono del Figlio, fattosi pane per noi, ci fa figli, amati e salvati. Da questo annuncio siamo immediatamente spinti a guardare alla scena centrale.

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